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Braida: “Scudetto? Un pezzo preso a Verona”
Braida ha appena festeggiato la promozione in A con i grigiorossi, ora sogna il titolo milanista: “È il mio grande amore”.
Ariedo Braida nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni de La Gazzetta dello Sport non nasconde che il suo cuore è rossonero: con Berlusconi e Galliani ha costruito l’epoca d’oro, certe cose e certe emozioni non si possono dimenticare.
Partiamo dalla Cremonese: impresa incredibile, è d’accordo?
«Sì, perché la Cremonese non era tra le favorite. C’erano il Lecce, il Parma, il Monza, il Benevento, il Brescia… Insomma, tanti prima di noi. È stato un campionato strano, molti colpi di scena. E alla fine credo che ci siamo meritati la promozione. Bravissimo il nostro patron, il cavalier Arvedi, per come ha condotto la società».
E bravissimo lei che è arrivato nell’autunno del 2020 con la squadra in fondo alla classifica in Serie B e adesso festeggia la promozione in A.
«Si è creato un buon gruppo, c’era un ottimo spirito di squadra, il pubblico ci ha sempre sostenuto e così siamo riusciti a superare anche quelle normali difficoltà che, in ogni stagione, si presentano».
Adesso passiamo al Milan.
«Il mio grande amore».
Contro il Verona un successo che vale lo scudetto?
«Un pezzo di scudetto, non esageriamo. Guai a festeggiare prima del tempo. Però devo dire che il Milan ha meritato la vittoria, non è mica semplice andare al Bentegodi, subire il gol avversario e rimontare. Bravissimi i rossoneri. Lottano per il titolo e devo dire che meritano di stare dove sono».
Che cosa le piace di questa squadra?
«Lo spirito di gruppo che ha saputo trasmettere l’allenatore. Pioli è proprio bravo. Ha dato uno stile di gioco alla squadra, ha saputo spiegare ai ragazzi l’importanza di quella maglia. E loro hanno risposto alla grande».
Manca ancora qualcosa a questa squadra?
«Un po’ di equilibrio che, spesso, è frutto dell’esperienza. Ma il Milan è giovane, spensierato. È la sua forza. Più di quello che stanno facendo non avrebbero potuto fare. Certo, ci fosse qualche elemento di maggiore personalità forse alcune situazioni sarebbero gestite meglio, ma non si può avere tutto…».
Contro il Verona, nonostante lo svantaggio, non ha perso la testa: è una dimostrazione di maturità raggiunta?
«Bravi a non andare in confusione e a continuare nella stessa direzione. Lì ho visto il gruppo non sparpagliarsi per il campo, ho visto la mano dell’allenatore che ha tenuto tranquilli i suoi giocatori, e ho visto la manovra crescere in termini di qualità».
Là dietro, a parte il gol, non hanno sofferto.
«Tomori e Kalulu, nonostante la giovane età, si stanno dimostrando un’ottima coppia centrale. E poi a me piace sempre Theo Hernandez, uno che quando sgomma cambia le partite con le sue accelerazioni».
A proposito di accelerazioni, che cosa dice di Leao?
«Potenzialmente un campione. Però è giovane, deve ancora crescere. Ha fatto cose impressionanti, due assist meravigliosi. Ma in questo Milan la forza è il collettivo. Mi spiego: non c’è un Kakà o uno Shevchenko, uno di quelli per cui i bambini impazziscono e vogliono a tutti i costi avere la loro maglia. A parte Ibra, ovviamente. Il gruppo è l’idea vincente. E lì in mezzo guardo con interesse la crescita esponenziale di Tonali: ha segnato una doppietta e ha messo in mostra una personalità importante».
Lei che ama l’arte, i quadri e le sculture, a chi paragonerebbe questo Milan?
«Non ho dubbi, è un artista ancora in fase embrionale. Direi il Pablo Picasso del periodo blu. Poi ci saranno il periodo rosa, il cubismo, la fama, la gloria… Il Milan è soltanto all’inizio dell’avventura, è una creatura in divenire. E io faccio un tifo incredibile perché vinca questo scudetto che, lo dico chiaramente, per quello che ha fatto vedere nel corso del campionato sarebbe strameritato».
Andrea Di Caro sulle pagine dell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport si è così espresso, attraverso un’interessante articolo, su Leao e Tonali.
“Il Milan apre “Le-ali” e prosegue il volo verso lo scudetto. La crasi tra Leao e Tonali aiuta a capire chi sono in questo rush finale le armi letali di Pioli. Controsorpasso all’Inter: il sogno è distante 180 minuti. Se ad inzio stagione è stato importante Ibra con la sua personalità, le sue prestazioni e i suoi gol, se Giroud ha tenuto vivo il sogno con la doppietta nel derby di ritorno con l’Inter e con il gol vittoria a Napoli, adesso sono i due talenti del presente e del futuro a trascinare i rossoneri”.
“È ancora presto per definire Leao un fuoriclasse, per unire il suo nome a quello di giocatori poco più che ventenni come lui, ma già decisivi in Champions come Mbappé (un campione del mondo), Haaland (una macchina da gol), i madridisti Vinicius o Rodrygo capaci con Benzema di portare il Real in finale… Ma di certo Leao con le sue caratteristiche atletiche e tecniche può essere un crac dei prossimi anni. La vicinanza di Ibra, i suoi consigli e la sua cattiveria agonistica non potranno che servirgli per migliorare ancora. E viene da pensare che proprio Ibra un giorno potrebbe essere il miglior erede del suo agente-papà Mino Raiola, perché pochi come lui possono indicare la strada e i comportamenti a un giocatore per arrivare e restare in alto. Ma questo è un altro tema e non riguarda l’attualità. Quella è rappresentata dall’altro talento che sta facendo la differenza: Sandro Tonali, la cui crescita esponenziale sta stupendo anche i suoi più fedeli estimatori. Sandro è la dimostrazione che i giovani, anche quelli di indubbie qualità, vanno aspettati. C’è voluto un anno di fatiche, di panchine, anche di dubbi e critiche. Poi Tonali è sbocciato ed oggi è un giocatore di grande livello”.
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