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Milan, Pioli senza più scuse: ciclo finito e cambio obbligatorio

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Il tempo delle parole e dei proclami è terminato: il ciclo di Pioli è ufficialmente chiuso. E’ tempo di ripartire con un nuovo tecnico.

Senso di impotenza, incapacità e arrendevolezza, più tecnica che umana. Questo il cinico, amaro e desolante riepilogo di una doppia sfida contro la Roma che, a dirla tutti, di sfida ha avuto davvero ben poco. Il termine prevede infatti la presenza di due duellanti, di due entità che si affrontano all’ultimo sangue fin quando uno dei due prevalga sull’altro. Nei 180 minuti dei rossoneri contro la Roma l’unica vera “sfida” a cui abbiamo assistito è stata quella del Milan contro se stesso. Un corollario di errori, nefandezze e harakiri degni del miglior Yukio Mishima. Come il nipponico, Stefano Pioli ha decantato le abilità dei propri calciatori, paragonandoli addirittura a quelli di Real e City. Ha affermato tronfio come un pavone di aver compreso a pieno come vincere la partita, per poi schierare una formazione con almeno due evidenti punti di domanda; propinando un gioco assente, amorfo e privo di idee. Anticamera dell’esonero, dell’addio al Milan, esattamente come il suicidio del giapponese che dopo aver inneggiato all’Imperatore, si toglie la vita.

Zlatan Ibrahimovic-Stefano Pioli
Zlatan Ibrahimovic-Stefano Pioli

Persevare è diabolico

Il Milan di Stefano Pioli ha dimostrato ancora una volta di sapersi riproporre più volte con la solita inconsistenza, di concetto e di attitudine. La storia si ripete con cadenza continua, quasi ossessiva, al limite del patologico. Lo scorso anno la doppia sfida con l’Inter in Champions fu una lunga agonia sanguinante, il Milan non riuscì mai a proferire presenza all’interno di un match in cui Inzaghi imbrigliò il gioco rossonero. Leit motive riproposto nell’umiliante 5-1 nella gara di andata di campionato. De Rossi bene ha pensato di riproporre lo stesso canovaccio vincente di Inzaghi nel quale Pioli, ancora una volta, crolla con tutte le scarpe. Il tecnico rossonero non impara dai propri errori, come fosse un mantra ripercorre ossessivamente la stessa strada perdente illudendosi di avere esiti diversi. Errore quanto mai grave.

Scelte confuse

Altra accusa da muovere a Pioli è la totale mancanza di continuità delle scelte. La linea mediana non ha avuto padrone in stagione. Il centrocampo rossonero è stato un eterno cantiere, in cui tutti almeno una volta hanno messo piede. La scelta di Musah in coppia con Bennacer ha lasciato tutti stupiti. L’americano ha sciorinato una prestazione determinata, vogliosa senza dubbio ma, a essere nell’occhio del ciclone, è la scelta del mister di schierarlo in una posizione in cui ha solo pestato i piedi a Pulisic. Ma soprattutto poi, perché non schierare Chukwueze? Lo stato di forma del nigeriano meritava di essere sfruttato, puntando su di lui. Nonostante l’emorragia di gioco avuta ieri, il 21 rossonero è stato infatti l’unico a provarci offrendo sprazzi di qualità e dinamicità. Non è possibile infine non riuscire a proporre mai un piano B, un’alternativa al solito canovaccio di gioco. Il ventaglio delle possibilità deve essere necessariamente maggiore, soprattutto se la squadra in questione è il Milan. Essere assenti per 180 minuti in un quarto di finale contro la Roma è inaccettabile. De Rossi non ha solo vinto la sfida, ha stracciato il proprio avversario con un sontuoso KO tecnico. E’ tempo di cambiare, senza se e senza ma.


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