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Viaggio nella crisi Milan: non è Pioli l’unico responsabile

L’uomo più criticato da quando è iniziata la crisi rossonera è stato l’allenatore, come spessissimo accade, ma le colpe vanno equamente divise a tutti i livelli.
La Gazzetta dello Sport ha analizzato minuziosamente tutti gli aspetti del periodo negativo del Milan descrivendo quali aspetti sono da attribuire a Pioli e quali no. Il tecnico ha costruito una squadra basata sull’intensità: quella forza è diventata una debolezza, il Milan oggi è a pezzi per gli infortuni e per la condizione atletica. Nel ritiro di Dubai diverse cose evidentemente sono andate storte: gli infortuni muscolari dei rossoneri sono troppi per chiamarli solo fatalità. Forse non è stata la scelta giusta far giocare Theo e Giroud il 4 gennaio poco dopo il rientro dal Mondiale, soprattutto considerando la presenza dei nuovi acquisti come Thiaw e Vranckx finora utilizzati pochissimo. Poi c’è la gestione della squadra: il Milan ha una rosa di 30 giocatori ma c’è un divario enorme tra i migliori 5-6 (Theo, Leao, Maignan, Tonali, Bennacer) e la seconda/terza fascia. Pioli ha fatto rotazioni per infortunio o per scelta ma da un mese non riesce a motivare la squadra.

Ha fatto scalpore la doppia panchina di Rafael Leao ma le critiche al tecnico sono piovute anche per il mancato inserimento di nuovi acquisti. Tuttavia anche se l’allenatore ha indubbiamente commesso i suoi errori, non è l’unico responsabile e anzi ha parecchi alibi a partire dal mercato estivo del 2022. L’incidenza dei nuovi acquisti finora è stata praticamente nulla. La rosea si interroga anche su una possibile mancanza di fame: il calo di Tomori, Theo Hernandez, Calabria, Kalulu, Tonali, Leao è clamoroso. Il Mondiale in Qatar è stato certamente un fattore ma bisogna anche considerare che Lautaro Martinez, che ha raggiunto la finale come Theo e Giroud, ha già segnato 7 gol nel 2023 mentre l’attaccante francese ne ha siglato solo uno. Infine, a Pioli indubbiamente sono mancati due leader fondamentali come Maignan e Ibrahimovic. L’impatto del portiere è fondamentale per come influenza tutto il reparto difensivo. La presenza dello svedese invece può fare la differenza anche solo nello spogliatoio o in panchina. In realtà però spesso si dimentica che un anno fa ha segnato 8 gol.
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