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Padovan: “Misteriosi i poteri che avrebbe Ibrahimovic e come potrebbe esercitarli, depotenziato non avrebbe valore”

L’opinionista Giancarlo Padovan solleva numerosi interrogativi sull’ingresso in società dello svedese.
Giancarlo Padovan su Calciomercato.com analizza pro e contro del ritorno di Ibrahimovic al Milan nella veste di dirigente. “C’è molta curiosità per capire e scoprire quale sarà e cosa comporterà il nuovo ruolo di Zlatan Ibrahimovic in seno al Milan. Da quel che si ipotizza, lo svedese dovrebbe essere il consigliere/consulente di Gerry Cardinale, proprietario del club. Misteriosi, almeno per ora, i poteri che avrebbe e come potrebbe esercitarli. Da una parte emerge chiaramente l’idea che un americano ha dello sport. Se ci entra, oltre che per fare business, è perché intende gestirlo a modo suo. E, va da sé, Ibrahimovic piace moltissimo a Cardinale. A tal punto che, pure la struttura collettiva che aveva soppiantato il metodo verticistico di Paolo Maldini, con il rientro dello svedese viene messa in discussione. Credo che Ibrahimovic non sia adatto ad un ruolo subalterno, non lo è neppure a se stesso, figurarsi con gli altri. Credo anche che si ritenga superiore all’allenatore e che non voglia accomunare il proprio destino di dirigente a quello del tecnico. Perciò sarà lui, Ibra, quello che, al limite, suggerirà al padrone di farlo fuori o di confermarlo”.

Interrogativi ed inquietudini
“Il metodo Cardinale è sostanzialmente innovativo per l’Italia, patria dei direttori generali e dei direttori sportivi, compiti per i quali bisogna avere studiato e conseguito un’abilitazione al Centro Tecnico di Coverciano (come per allenare). Gli americani, lo si sa, sono refrattari ad ogni tipo di inquadramento. Perciò se uno compra una squadra di calcio, o di basket o di football vuole avere il diritto di farla allenare anche dal suo idraulico o dal suo giardiniere. Non potendosi comportare così nel nostro mondo del calcio, l’assunzione di Ibrahimovic bypassa ogni istruzione, travolge ogni steccato e va dritta al cuore del problema. C’è un problema? Sarà Ibrahimovic a offrire al capo una soluzione. Certo, da quel momento ci sarebbero due capi al vertice. Quello che mette i soldi e quello che porta la competenza. E questo è un problema se Ibrahimovic avrà chiesto, com’è logico per uno come lui, libertà d’azione e di decisione. Potrà ottenerne più dello stesso Cardinale? O potrà alla fine, condizionare la volontà del padrone? Nella vita tutto è possibile, ma pensare a Ibrahimovic come ad un moderato che appiana e smussa, pialla e leviga mi sembra un po’ troppo. Ibrahimovic è l’impeto, la furia, la forza. Depotenziato non ha più valore. O ne perde moltissimo. Nella sua ricerca di un ruolo, comunque, c’è un’inquietudine che non tutti gli attribuivano. Ibra vorrebbe essere tante cose (allenatore, dirigente, presidente, proprietario), ma soprattutto onnipotente, come quando in campo manifestava la sua indiscussa superiorità. Il punto è che adesso le leggi del campo non contano più e che sta per cominciare tutta un’altra partita. Nella quale, purtroppo, è più facile perdere che vincere. O perdersi del tutto per scoprire che bisogna ricominciare da zero”.
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