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Maldini: “Inizialmente ero appassionato della Juve, il rapporto col Milan non cambierà, non mi vedo in altri club”
L’ex direttore dell’area tecnica e difensore del Milan Paolo Maldini si è confessato a 360 gradi.
Paolo Maldini ha rilasciato una lunghissima intervista a Radio Serie A in cui è tornato sulle sue carriere al Milan ma non solo. “Ora vivo bene. Dopo 5 anni intensi mi sono dovuto abituare a un ritmo diverso ma che ho avuto anche nel 2009 dopo il ritiro fino al 2018 quando ho iniziato da dirigente”.
L’attaccamento
“Il Milan era presente prima che io nascessi, mio papà è stato calciatore e capitano negli anni ’60. Il calcio era presente. Per me il Milan è la squadra della mia città, l’ambiente dove sono cresciuto, ho iniziato a 10 anni e ho smesso a 41. Va al di là del tifo e del lavoro, è estrema passione. A questo punto non cambierà, il rapporto va al di là delle ere in cui sono passato”.
Diversità tra calciatore e dirigente
“Io mi considero Paolo, sono nato così e cerco di vivere la mia vita basandomi sulla fortuna della famiglia che ho avuto, aver incontrato alle persone giuste. Sarò sempre riconoscente agli ambienti che mi hanno aiutato a crescere, soprattutto il Milan, e a capire quanto cose nella vita. Anche la mia ultima esperienza da dirigente mi ha fatto apprezzare le cose che non conoscevo. Nel calcio uno pensa di saper tutto, ma quando passi dall’altra parte hai una prospettiva completamente diversa. Cose che ho dichiarato da calciatore, poi passando dirigente le avrei volute cancellare”.
L’ammissione
“A me piaceva il calcio, sapevo del passato di mio papà naturalmente. Amavo la Nazionale e la prima competizione è stato il Mondiale del 1978 che era la Juventus più Antognoni e mi sono appassionato a quei giocatori: ho seguito la Juve come se fosse la Nazionale. Ma nel ’78 ho fatto il provino al Milan e le cose sono tornate come dovevano essere”.
La carriera da dirigente ed il futuro
“Una regola che vale soprattutto per l’Italia. Vedermi all’interno di un club diverso dal Milan non ce la faccio, non ce la farei. Non ho mai detto di no a nessuno. Sono stato due o tre volte da Nasser Al-Khelaifi al Psg prima del Milan ma non è andata bene e pensandoci oggi è stata una fortuna. I miei primi 10 mesi da dirigente al Milan sono stati di apprendimento, mi sentivo inadeguato. Non riuscivo a determinare qualcosa, Leonardo rideva perché glielo dicevo ogni giorno. Per me è stata una fortuna”.
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