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Crisi Milan: le colpe sono di tutti, nessuno escluso

Il giornalista Luigi Garlando analizza le responsabilità di ogni componente del club rossonero sulla mancanza di risultati.
Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport ha pubblicato una lunga analisi dei motivi che hanno portato il Milan ad avere un rendimento molto al di sotto delle aspettative. “Non c’è crisi nel calcio che sia figlia unica. Dirigenza, guida tecnica e squadra formano una triade inscindibile. Impossibile che meriti e colpe piovano su una componente senza toccare le altre. Il Milan non fa eccezione“.
Sulla dirigenza
“Partiamo dall’alto. La proprietà ha accelerato una rifondazione radicale dei quadri dirigenziali sottovalutando le conseguenze. Rimuovere Maldini e Massara dal Milan scudettato è stato come sfilargli la spina dorsale. Per quanto fossero brillanti i curricula (specie in altri campi) dei sostituti, c’è stata una spaventosa dispersione di competenza e d’esperienza, che nel calcio fanno la differenza. […] L’arruolamento di Ibrahimovic è parso una pezza tardiva (e non di immediata interpretazione) per coprire il vuoto tra club e squadra. Consigliere del capo, Cardinale. Ma è dentro o fuori dal Milan? Chi ha avuto più peso negli orientamenti di mercato? Il d.s. D’Ottavio, il capo scout Moncada o gli algoritmi? Discutibile anche la strategia guida”.

Sull’operato del tecnico
“La prima colpa di Pioli è di essersi convinto di poter fare tutto come prima, da solo, anche se nulla era più come prima; di essersi caricato sulle spalle responsabilità esagerate. Ha esagerato in ottimismo anche tatticamente, chiedendo spesso al Milan un coraggio oltre i propri limiti, a costo di farsi infilzare in ripartenza, come San Sebastiano Martire. Le rovinose batoste contro Inter (5-1) e Psg (a Parigi) hanno lasciato il segno. Le colpe del tecnico negli infortuni sono inferiori a quelle attribuite. Ridicola la caccia all’untore singolo: quel preparatore atletico, quel fisioterapista… Non siamo in Terza Categoria”.
Le responsabilità dei giocatori
“Ma sul banco degli imputati ci vanno anche i giocatori. In troppi sono rimasti lontani dal loro top di rendimento. Nuovi e vecchi. A cominciare da Rafa Leao, il più bravo: 3 gol in campionato, come Tomori. Nel judo, se piazzi un ippon, termina il combattimento. Nel calcio, se segni una meraviglia come mercoledì all’Atalanta, la partita continua. Con la classe che ha, Leao dovrebbe piazzare 5-6 ippon a partita e imporsi finalmente continuità. Invece è mancato spesso, specie nei momenti più critici. Ma, a fine stagione, probabilmente, pagherà Pioli anche perché sulla piazza social ha avuto un crollo d’immagine tipo la Ferragni. Ma non è detto”.
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