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Cardinale: “Ecco perché il Milan è negli Stati Uniti, vogliamo che il club sia protagonista sulla scena mondiale”

Il proprietario del Milan Gerry Cardinale ha chiaro l’obiettivo da perseguire alla guida del club rossonero.
Gerry Cardinale alla CBC ha rilasciato una sorta di intervista a Jessica Gelman, CEO di Kraft Analytics Group; ecco quanto dichiarato. “Credo che i responsabili della Major League Soccer abbiano fatto un lavoro fenomenale, ma sono stati frenati dal fatto che i giocatori dell’ecosistema statunitense non fanno parte dell’ecosistema mondiale. E fino a quando non ci sarà una integrazione con giocatori al massimo della loro carriera – non vicini al ritiro – che verranno in America e faranno parte di quel sistema, sarà molto difficile; la tecnologia ora ti porta in diretta le partite in Europa e i bambini crescono assistendo a quella qualità di gioco”.
Verso la tournée
“Parte delle ragioni per cui ci siamo impegnati a fare queste tournée amichevoli negli Stati Uniti è proprio un’enorme domanda dall’America per il calcio europeo. E quindi, questa per noi è un’opportunità davvero importante. Siamo proprietari del Milan da due anni. Il nostro obiettivo è riportarlo protagonista sulla scena mondiale. Abbiamo 550 milioni di fan in tutto il mondo. Abbiamo 50 milioni di fan in America e vogliamo puntare su questi”.

Differenze tra USA ed Europa
“La maggior parte dei giocatori va verso il sistema europeo dove non c’è un tetto salariale, si gioca con regole diverse, c’è il mercato dei trasferimenti, ci sono le retrocessioni. È un ecosistema molto diverso. In Europa c’è stata una sorta di “corsa agli armamenti”, in particolare per i talenti e i giocatori. Ed è per questo che vediamo fondi sovrani, società e istituzioni investire nel calcio europeo. Arriverà anche negli Stati Uniti, ma c’è ancora molto da fare per attrarre, su una base più consistente, i giocatori nel loro periodo migliore”.
L’esempio di Pulisic
“Al Milan, ironia della sorte, uno dei nostri giocatori più iconici e popolari è Christian Pulisic, che viene spesso chiamato Capitan America e che da noi ha fatto un lavoro fenomenale. Quindi, il discorso tocca entrambe le direzioni. Il fatto che Christian sia uscito dal sistema americano e che sia in grado di giocare al livello in cui ha giocato in Europa e ora con il Milan è una testimonianza di ciò che gli Stati Uniti stanno facendo. Ma ci sono altri modi”.
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