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Desailly: “Probabilmente non c’erano le basi per ripetersi dopo lo Scudetto, Leao e Pulisic sono ancora incostanti”

L’ex difensore Marcel Desailly ha ammesso che la squadra rossonera attualmente non è all’altezza dei fasti del passato.
Marcel Desailly ha rilasciato una lunga intervista a Football Italia in cui ha detto la sua anche sul Milan attuale. “Ci vuole tempo perché il club si sviluppi. Credo che abbiano anticipato troppo sul potenziale della squadra. Due anni fa hanno vinto il campionato, ma non sono sicuro che ci fossero davvero le basi per ripetersi. Vedete, c’è stato un calo di leadership con alcuni giocatori, per poter gestire e vivere una seconda stagione consecutiva di altissimo livello. Probabilmente non hanno inserito nel sistema giocatori che avessero abbastanza esperienza per gestire una seconda stagione consecutiva e permettere al Milan di vincere”.
Pronostici sovvertiti
“Con il Milan è sempre una speranza, l’anno scorso ai quarti di Champions League fece benissimo contro il Napoli, che volava davvero. Pensavamo che il Milan fosse davvero la squadra del momento quando l’abbiamo visto giocare, invece è stata proprio una partita in cui hanno giocato bene e hanno dimostrato grande capacità, grande comprensione del gioco”.

Cosa manca
“Quindi, continuo a credere che siano una squadra che deve ancora sviluppare conoscenze e capacità. Come quando vedi che Leao è incostante, non ha quella costanza nel gioco, devono ancora imparare. Anche Christian Pulisic ha bisogno di tempo per comprendere e accettare la leadership che gli chiediamo. Non giocava sempre al Chelsea e quando arriva al Milan ha bisogno di capire e assorbire la storia del club. San Siro è un campo magnifico dove devi digerire l’intensità di quanto ti viene richiesto ogni fine settimana. Quindi non hanno ancora le fondamenta. Sì, abbiamo coerenza con giocatori come Fikayo Tomori, Theo Hernandez – i quattro difensori sono molto solidi e capiscono il gioco. Ma ci vuole tempo e sfortunatamente il Milan non ha tempo perché in continuazione il pubblico, i tifosi, i media chiedono al Milan di essere il Milan della mia generazione. […] Serve avere giocatori locali che portino quello spirito, quella dedizione al club, ora non è più la stessa cosa, l’epoca è diversa. Adesso serve avere anche degli stranieri che si identifichino come parte dell’identità del club, per portare la squadra ad un altro livello”.
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