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Ordine sul caso Maldini-Milan: ecco le riflessioni
Le riflessioni di Ordine sul caso Maldini-Milan e sulla mancata proposta di rinnovo della dirigenza.
Dalle colonne del Corriere dello Sport, Ordine si sofferma sulle dichiarazioni di Maldini alla Gazzetta in merito al suo rinnovo: “Ci sono alcune riflessioni utili dalla lettura dell’intervista che Paolo Maldini ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport a poche ore dallo scudetto celebrato dai milanisti con un entusiasmo mai registrato prima. Mettere tutto il materiale in fila è operazione inutile se non ci si muove da una condivisa premessa: il corto circuito tra la firma del rinnovo attesa da Paolo e l’immobilismo della proprietà è responsabilità diretta dei tempi della trattativa per il passaggio dal fondo Elliott all’altro fondo RedBird, coincisi con la gloriosa fine della stagione 2022 e l’attività indispensabile per la preparazione della prossima. In questa curva a gomito si è inceppato il meccanismo scandito nei precedenti mesi dalla franca collaborazione tra i manager di area Elliott del club e la divisione tecnica. Altra riflessione a latere: nell’occasione Paolo Maldini, attraverso un dirigente del club, ha avvertito i vertici societari dell’intervista concessa qualche ora prima e dei temi trattati. Di qui la fuga di notizie avvenuta nella tarda serata di giovedì. «Sta per uscire una bomba lanciata da Maldini», il testo di uno dei tanti messaggini registrati dalle chat in circolazione. La “notifica” è stata suggerita all’interessato dalla precedente esperienza di Boban il quale impallino la candidatura di Ragnick censurando in modo feroce l’operato di Gazidis, causa diretta del licenziamento per giusta causa finita poi in tribunale con verdetto favorevole al dirigente croato. Le ragioni di Paolo Maldini sono quelle del milanista doc e anche un po’. Ci sono alcune riflessioni utili dalla lettura dell’intervista che Paolo Maldini ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport a poche ore dallo scudetto celebrato dai milanisti con un entusiasmo mai registrato prima. Mettere tutto il materiale in fila è operazione inutile se non ci si muove da una condivisa premessa: il corto circuito tra la firma del rinnovo attesa da Paolo e l’immobilismo della proprietà è responsabilità diretta dei tempi della trattativa per il passaggio dal fondo Elliott all’altro fondo RedBird, coincisi con la gloriosa fine della stagione 2022 e l’attività indispensabile per la preparazione della prossima. In questa curva a gomito si è inceppato il meccanismo scandito nei precedenti mesi dalla franca collaborazione tra i manager di area Elliott del club e la divisione tecnica. Altra riflessione a latere: nell’occasione Paolo Maldini, attraverso un dirigente del club, ha avvertito i vertici societari dell’intervista concessa qualche ora prima e dei temi trattati. Di qui la fuga di notizie avvenuta nella tarda serata di giovedì. «Sta per uscire una bomba lanciata da Maldini», il testo di uno dei tanti messaggini registrati dalle chat in circolazione. La “notifica” è stata suggerita all’interessato dalla precedente esperienza di Boban il quale impallino la candidatura di Ragnick censurando in modo feroce l’operato di Gazidis, causa diretta del licenziamento per giusta causa finita poi in tribunale con verdetto favorevole al dirigente croato. Le ragioni di Paolo Maldini sono quelle del milanista doc e anche un po’ vincente meditando di cambiarne il pilota?
Nessuno. Infine c’è da ricordare che in finanza non è abitudine per il venditore di una società di così elevato valore (quotazione da 1,3 miliardi) impegnare l’acquirente con un contratto sottoscritto durante i giorni della trattativa. Per fortuna del Milan di oggi e di domani, l’intervista di Maldini non ha provocato reazioni pubbliche di Elliott rimasto in rigoroso silenzio. Altre fonti hanno garantito che la tempistica del closing sarà “rapidissima” e che perciò già dalla prossima settimana entrerà in azione Genny Cardinale, boss di RedBird. Non solo. È garantita “la perfetta sintonia” in materia di piano industriale tra vecchia (che resta in minoranza) e nuova proprietà scongiurando pertanto l’ipotesi di un mercato al risparmio. D’altro canto chi spenderebbe 1 miliardo e passa con l’idea di trasformare il Milan in una media company immaginando di indebolire il proprio investimento?”
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