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Milan, Morata come Tevez: prima lo scetticismo, poi lo Scudetto
Morata al Milan, come Tevez alla Juve. La storia dopo 11 anni potrebbe ripetersi: i corsi e ricorsi storici.
La storia del calcio racconta aneddoti, favole a volte. Sfogliare l’almanacco di questo meraviglioso sport può regalare suggestioni, romantiche evasioni e la capacità di credere a dei segnali, invisibili all’occhio umano, perché a vederli è il nostro cuore. Tifare una squadra è un atto d’amore, una fede e un dogma per il quale non esistono domande, dubbi o delusioni troppo grosse da sbiadire quel tatuaggio permanente in fondo all’anima capace di infiammare un cuore. Il nostro è a tinte rossonere, lo è da sempre e per sempre irradierà luce e speranza a ogni passo del nostro cammino, presente e futuro. Per quanto saremo arrabbiati o delusi, per quanto diremo di essere distanti da questo Milan, sentiremo sempre in seno ai nostri desideri la voglia di sperare, credere e combattere per portare il nostro caro vecchio Milan in cima a ogni classifica. Quest’estate potrebbe essere ricordata come l’estate del no a Conte, passato al Napoli, e del no a Zirkzee. La narrazione però potrebbe essere diversa, come in un lungo e incredibile flashback che ci riporta al giugno 2013 e a un parallelismo che in pochi riusciranno a vedere subito: quello tra Alvaro Morata e Carlos Tevez.
Morata come Tevez
Avvolgendo il nastro della storia del calcio nostrano, nelle ore appena successive all’ingaggio di Alvaro Morata da parte del Milan, il libro dei ricordi ci porta al 26 giugno 2013. La regina della Serie A era la Juventus, i rossoneri si apprestavano a un lento e doloroso declino. I bianconeri misero nel mirino Gonzalo Higuain, in rotta con il Real Madrid, schiacciato dalla figura totalizzante e ingombrante di Cristiano Ronaldo, un autentico catalizzatore capace di oscurare ogni cosa attorno a lui. La Juve ci pensa, lo tratta, fino ad incassare un no secco da Perez al limite dell’infastidito dal fatto che la Vecchia Signora non avvicinasse nemmeno per sbaglio la cifra richiesta di 40 milioni. Cifra che pareggia il Napoli di De Laurentiis, convinto che con quel colpo gli azzurri avrebbero spezzato l’egemonia della Serie A imposta dai bianconeri. Marotta, allora dirigente del club torinese, “ripiega” su Carlos Tevez pagandolo appena 9 milioni più 6 di bonus. Storia non molta diversa da quella accaduta quest’anno al Milan. La suggestione Zirkzee, la clausola da 40 milioni e l’illusione di portare a casa quel profilo che tutti indicavano come imprescindibile per piegare il dominio a marca nerazzurra. Il Club di Via Aldo Rossi ha altri obiettivi, non pareggia la richiesta di Kia Joorabchian e sceglie Morata, pagandolo appena 13 milioni.
Similitudini e speranze
All’ora dicevano che Tevez avesse un carattere complesso, difficile da gestire. Oggi dicono che Morata sia “bollito”, non il profilo ideale a regalare il salto di qualità sperato e di cui il Milan ha bisogno. In entrambi i casi un sogno svanito, un obiettivo mancato. Tevez ha regalato nei suoi anni di permanenza in bianconero successi, trionfi e perfino l’ebrezza di una finale di Champions League. Ha segnato 50 reti in 96 presenze, marchiando a fuoco lo Stadium di Torino con un incredibile cost to cost contro il Parma. Alvaro deve ancora scrivere la propria storia rossonera, nessuno può dire oggi se imiterà le gesta dell’argentino ma, al momento, abbraccia il Milan con le medesime difficoltà: diffidenza e sfiducia. Non per tutti ovviamente, c’è chi fu contento all’ora, c’è chi lo è oggi. Una scelta apparentemente meno virtuosa non è detto che lo sia davvero, la Juve gioì con Tevez così come i tifosi del Milan, quelli più autentici, sperano di fare con Morata. Non sempre le emozioni più belle hanno il cartellino del prezzo più alto, a volte quello in sconto all’ultimo giorno dei saldi può essere il capo con cui andare all’altare.
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