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Milan, Ibra: “Non sono una babysitter! Ho voce in capitolo per…”
Zlatan Ibrahimovi si concede in una lunga intervista a ‘The Athletic’ in cui ha parlato di sé, del Milan e dei suoi prossimi obiettivi.
Zlatan Ibrahimovic, Senior Advisor di RedBird, ha concesso una lunga intervista a ‘The Athletic’ in cui ha spaziato su vari argomenti, da quelli più intimi e personali, fino a quelli legati al Milan e agli obiettivi del Club per il futuro. Di seguito i passaggi chiave dell’intervista di Zlatan Ibrahimovic.
Il ruolo di Ibra: “non è una baysitter”
Lo svedese ha precisato con fermezza che il suo ruolo non è circoscritto a monitorare la squadra con lo scopo di incentivarla a rendere meglio. Ha infatti affermato di “non essere “una babysitter. I miei giocatori sono adulti e devono assumersi le responsabilità. Devono fare il duecento per cento anche quando non ci sono.” Prosegue poi sottolineando di avere “voce in capitolo in molte categorie per portare risultati e aumentare il valore, il tutto con l’ambizione di vincere”.

Carattere da leader e ambizioni
Zlatan Ibrahimovic si è sempre contraddistinto per il suo carattere, per la sua tempra rocciosa e forte. Lio svedese, anche nell’ultima intervista a ‘The Athletic’ , non smentisce la propria natura affermando che “quando sono venuto (a Milano, ndr) la seconda volta, si trattava più di dare che di prendere. Volevo aprire la strada a una nuova generazione. Tu sei l’esempio, dicendo: “Ascolta, è così che funziona”. Quando sei a Milano è l’élite dell’élite: pressioni, pretese, obblighi. Bisogna assumersi la responsabilità, diventare uomo, perché un giocatore non conta solo il campo, ma anche la persona fuori. Ero il punto di riferimento. Non avevo un ego al riguardo. Ero come una specie di…angelo custode. Quindi tutta la pressione ricadrebbe su di me, non su di loro, ma allo stesso tempo facevo pressione su di loro”. Prosegue poi rispondendo alla domanda se mai si vedrebbe come allenatore, esordendo con un secco “No, vedi i miei capelli grigi? Figuriamoci dopo una settimana da allenatore. La vita di un allenatore dura fino a 12 ore al giorno. Non hai assolutamente tempo libero. Il mio ruolo è connettere tutto; essere un leader dall’alto e assicurarsi che la struttura e l’organizzazione funzionino. Per tenere tutti sull’attenti”.
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