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Milan, Gillet: “Origi adatto al Milan, De Ketelaere un crack”


L’ex portiere belga ha parlato dei giocatori suoi connazionali in orbita Milan.

L’ex portiere belga di molte squadre italiane Jean François Gillet,  ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport dove ha parlato dei giocatori suoi connazionali che ruotano intorno al Milan, Divock Origi e Charles De Ketelaere. Queste le sue parole: Sui tre concetti che gli vengono in mente su Origi: “Potenza, velocità, istinto”.

Charles De Ketelaere

Sul cosa si ricorda di lui: “A Euro 2016 Marc Wilmots dedicava molto tempo ai tiri in porta. A fine allenamento io, Thibaut Courtois e Simon Mignolet dovevamo solo parare. Origi calciava forte e preciso all’angolino. Mi avrà segnato decine di gol”.

Sul ricordo di Origi come persona: “Quando l’ho conosciuto aveva 17 anni e se ne stava sempre sulle sue, ma siamo andati subito d’accordo. Un ragazzo serio, intelligente, lavoratore nato, e in campo è come un falco. È capace di non toccare palla per ottanta minuti, salvo poi farti male negli ultimi cinque”.

Sulla sua carriera nel Liverpool: “Nei momenti che contano fa la differenza. Nel 2019 ha segnato due gol al Barcellona e un altro in finale al Tottenham. Fa della velocità e dell’istinto le sue armi migliori. Sarà un grande acquisto per il Milan”.

Sul ruolo ideale di Origi: “Lì davanti è un jolly. Può giocare ovunque, anche con due attaccanti. Ecco, forse dietro un centravanti alla Romelu Lukaku può fare meglio”.

Su Olivier Giroud e Zlatan Ibrahimović: “Può giocare insieme a uno di loro. Origi dà il meglio di sé quando si liberano gli spazi, senza riferimenti. In questo somiglia un po’ a Rafael Leão. Non ha il dribbling del portoghese, ma la falcata sì”.

Su Origi definito ‘splendida riserva’: “Dico che un giocatore così, che quando entra dalla panchina fa spesso la differenza, è sempre meglio averlo in squadra. In più il Milan giocherà anche in Champions. Origi è un bel jolly da giocare”.

Sugli ultimi due anni in cui ha giocato poco: “Qualche infortunio di troppo, è vero, ma quando è stato bene ha sempre fatto la differenza. Wilmots lo convocò per il Mondiale in Brasile nel 2014, non lo conosceva quasi nessuno. Origi aveva 17 anni e giocava esterno offensivo nel Lilla. Per noi non è stata una sorpresa”.

Su un aneddoto comune degli Europei 2016: “I tiri in porta a fine allenamento, tutti nell’area piccola. Wilmots era fissato. Restavamo sempre un’ora e mezza in più. Origi calciava in modo secco, provava a piazzarla all’angolino. Ha sempre avuto fame e ambizione di arrivare in alto. Lukaku si complimentava sempre”.

Su Pioli allenatore ideale per Origi: “Assolutamente sì. L’ho avuto a Bologna dieci anni fa, stagione 2011-12. Quando si parla di giovani Stefano è un maestro, Origi ne farà tesoro. Inoltre ero sicuro che avrebbe fatto grandi cose. Non sbagliava un discorso, era sempre schietto, diretto, amichevole. Un signore”.

Su cosa lo colpì di Pioli: “La sincerità. Una volta, a fine allenamento, mi guarda e fa: ‘Oggi il tuo sguardo non mi è piaciuto. Ti ho visto distratto’. Non me n’ero accorto neanche io. Pioli è fatto così: attento ai dettagli, meticoloso, non gli sfugge niente. Ti fa sentire speciale anche se non giochi”.

Su De Ketelaere e il paragone con Francesco Totti: “Charles è mancino! Francesco, con quel destro magico, mi ha segnato diversi gol. Scherzi a parte, si tratta di uno dei migliori talenti del calcio belga. Mingherlino, ma segna e sforna assist. Quest’anno ha vinto il terzo campionato di fila. Chi lo prende fa un grande colpo”.


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