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Fonseca parla una lingua ma San Siro un’altra: ecco cosa è successo alla fine di Milan-Juve

Fonseca e San Siro parlano due lingue diverse: questo il dato che emerge da San Siro dopo lo scialbo 0-0 contro la Juventus.
Il Milan porta a casa un punticino dopo il big match contro la Juve. Alla vigilia si parlava di una partita che avrebbe potuto rilanciare le chance scudetto dei rossoneri o quantomeno riproporli in piena corsa Champions, considerando che le squadre che stanno avanti agli uomini di Fonseca non accennano a rallentare la propria corsa.
Nei fatti non è stato così ma ciò che fa ancora più male è quanto è accaduto al termine della partita. Fonseca e San Siro parlano due lingue diverse, il segnale forte e inequivocabile è arrivato ieri sera.
Vince la noia, quanto accaduto a fine partita dice tutto
Tra Milan e Juve vince decisamente la noia, soprattutto nel primo tempo. Fonseca ha detto che la squadra ha avuto troppo rispetto della Juventus e forse ha ragione ma, al contempo, è lecito chiedersi le ragioni di cotanto rispetto. E’ opportuno chiedersi come mai i giocatori avrebbero avuto un timore reverenziale così elevato contro la Juventus, considerando invece l’atteggiamento spavaldo avuto contro l’Inter nel derby, ad esempio, quando lo stesso Fonseca osò schierare per la prima volta un modulo a due punti più Leao e Pulisic. Cosa che non è accaduto ieri sera, con il mister che si protegge e schiera Musah in copertura e lascia in panchina per tutta la partita Abraham che a bordo campo scalpitava di entrare a ogni parola di incoraggiamento rivolta ai compagni. Così come l’ingresso di Chukwueze a soli 5 minuti falla fine. Il primo quindi ad aver troppo rispetto è stato forse lo stesso Fonseca e il “tradimento” di quel concetto di calcio dominante che fino a qui, tra sconfitte e vittorie di prestigio, tra tonfi e risalite, aveva sempre cercato di contraddistinguere il gioco del portoghese e del Milan.
Fonseca e San Siro parlano due lingue diverse
Nonostante una partita che ha prodotto davvero poco, se non nulla, Fonseca a fine partita professa ancora che l’obiettivo sia lo scudetto in virtù di un calendario molto lungo. Vero, verissimo, almeno in termini numerici. Sembra di assistere al remake del film “Il presidente del Borgorosso Fotball Club nel quale Sordi, alla guida del club, ingaggia un “guru” della panchina che stila tabelle di marcia ipotetiche per vincere il campionato, non riuscendo poi mai a vincere una partita vera sul campo. I punti per ambire in alto ci sarebbero ma, la domanda è un’altra, ci sono le premesse tra squadra e allenatore per conquistarli questi punti? Stride che l’allenatore del Milan nomini la parola scudetto in una serata in cui il pubblico, per la seconda volta, fischia senza appello la squadra e che, se fosse possibile interrogare uno ad uno, solo in pochi credono alla qualificazione in Champions. Fonseca e San Siro parlano due lingue diverse, ormai è evidente e, a rimetterci, può essere proprio il Milan nell’anno del suo 125esimo compleanno.

Delusione e paura di una nuova Banter Era
Tra i tifosi del Milan serpeggia la paura di una nuova Banter Era, la quale sembrava finalmente terminata l’ormai passato 22 maggio 2022. Ai molteplici voli pindarici di questa stagione è arrivata forse la mazzata finale, la stagnazione senza speranze in una partita il cui esito era determinante per risollevare le sorti di una stagione. I tifosi iniziano a crederci sempre di meno e all’orizzonte si affaccia – a loro sentire – una nuova Banter Era ( epoca buia, ndr ).
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