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Dal fondatore Kilpin ad Abraham passando da Beckham, gli inglesi al Milan

David Beckham

Nel fervore competitivo e vibrante che caratterizza il calcio italiano, poche storie incrociano culture e tradizioni come quella tra il Milan e i suoi giocatori inglesi. La vicenda si intreccia con la fondazione stessa del club, datata 1899, da parte di espatriati inglesi, sottolineando una sinergia culturale e sportiva che ha cominciato a scrivere pagine memorabili più di un secolo fa. Vediamo come questa relazione si è evoluta nel corso degli anni, arrivando fino ai giorni nostri.

Origini anglosassoni

Il Milan non è solo una delle squadre più titolate del calcio mondiale ma nasce anche da radici profondamente inglesi. Fondato come Milan Football and Cricket Club da Herbert Kilpin e da un gruppo di inglesi, il club ha vissuto i suoi primi momenti di gloria grazie a questa influenza britannica, conquistando tre scudetti in dieci anni sotto la guida del primo presidente inglese, Alfred Edwards. Questa eredità si manifesta anche nell’innovazione sportiva, come l’introduzione della rete tra i pali, proposta da Edwards stesso, consolidando un legame indissolubile con la cultura calcistica britannica.

Il primo inglese rossonero: Jimmy Greaves

Dal dopoguerra fino ai giorni nostri, sono stati sette gli inglesi a vestire la maglia del Milan, ma il primo di loro, Jimmy Greaves, ha impresso un segno indelebile nonostante un’apparizione fulminea. Arrivato nel 1961, Greaves ha terminato la sua esperienza milanese dopo soli due mesi, lasciando dietro di sé un record di gol impressionante ma anche la nostalgia per il calcio e la vita britannica. La sua storia è emblematica del fascino e delle sfide che gli inglesi hanno affrontato nel calcio italiano.

L’era dei “miss it” e dei campioni

Negli anni ’80, la figura di Luther Blissett incarna le difficoltà di adattamento al calcio italiano di alcuni inglesi, nonostante il successo ottenuto nel campionato inglese. Al contrario, nella stessa epoca arrivano al Milan Mark Hateley e Ray Wilkins, due giocatori che riescono a lasciare una traccia significativa del loro talento, fondo di carisma e tecnica che conquista immediatamente i tifosi rossoneri.

Ruben Loftus-Cheek
Ruben Loftus-Cheek

L’influenza moderna e l’operazione “Spice Boy”

Il rapporto tra il Milan e i giocatori inglesi conosce una nuova stagione con l’arrivo di David Beckham nel 2009. Il prestito dell’iconico “Spice Boy” non solo ha dato luce a un nuovo capitolo di questo legame transnazionale ma ha anche rafforzato l’idea del Milan come punto di incontro per stelle del calcio mondiale. Beckham rappresenta l’esempio perfetto di come il mix tra la grinta inglese e il calcio italiano possa generare magia sul campo, lasciando un ricordo vivido nei tifosi.

Il legame continua: l’era di Tomori e Loftus-Cheek

Oggi, il legame tra il Milan e l’Inghilterra vive attraverso le figure di Fikayo Tomori e Ruben Loftus-Cheek, quest’ultimo protagonista delle più recenti campagne rossonere. Entrambi provenienti dal Chelsea, portano avanti la tradizione dei giocatori inglesi che hanno saputo adattarsi allo stile e alle sfide del calcio italiano, dimostrando ancora una volta il fascino intramontabile di questa sinergia calcistica e culturale.

La storia tra il Milan e i suoi giocatori inglesi non è solamente un capitolo nelle annali del calcio, ma una narrativa vivente che continua a evolversi, arricchendo il panorama sportivo con storie di sfide, successi, e scambi culturali che solo il calcio sa offrire da Herbert Kilpin a Tammy Abraham.


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