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Corriere dello Sport: non si escludono penalizzazioni per Inter e Milan
In merito all’inchiesta sulle curve milanesi il CdS non esclude la responsabilità delle società
Nell’ambiente sportivo, e in particolare nel calcio, la relazione tra i club e i loro tifosi è un mix complesso di passione, sostegno e talvolta, purtroppo, di contingenze meno positive. Con ciclica regolarità, ci si ritrova a interrogarsi sul grado di responsabilità che le società possano avere in relazione alle azioni dei cosiddetti ultras, specie quando queste sfociano in comportamenti criticabili o addirittura illeciti. La questione, sempre attuale, riguarda non solo gli aspetti legati alla sicurezza e alla legalità, ma interpella direttamente le norme che regolano il mondo sportivo, ponendo l’accento su come i club possano e debbano gestire i rapporti con le frange più accese dei propri sostenitori.
Le normative in campo
Il quadro normativo attuale, sia a livello statutario che sportivo, riposa sul principio fondamentale della presunzione di innocenza, anche in situazioni dove interventi cautelari anticipano processi più approfonditi. La Figc, negli ultimi anni, ha notevolmente incrementato i livelli di controllo, arricchendo il proprio corpus normativo per disciplinare efficacemente i rapporti tra società e tifoseria. Il Codice di Giustizia Sportiva, su questo fronte, vieta espressamente ogni forma di contributo finanziario, diretto o indiretto, a gruppi di tifosi, ad eccezione di quanto permesso dalle leggi vigenti, e sancisce il rispetto obbligatorio delle disposizioni pubbliche riguardanti la sicurezza e la distribuzione dei biglietti.
Collaborazione tra istituzioni e necessità di trasparenza
Il Procuratore Federale della Figc, Giuseppe Chinè, ha dimostrato proattività chiedendo alla Procura della Repubblica di Milano di poter accedere agli atti di indagine, con l’obiettivo di scindere i rapporti potenzialmente pericolosi tra tesserati e ultras, valutando come le società applicano i Modelli di Organizzazione e Gestione previsti dal Decreto Legislativo n. 231/2001. Quest’ultimo, infatti, stabilisce delle buone pratiche organizzative che, se correttamente implementate, possono precludere la responsabilità penale o disciplinare dei club. L’indagine, allo stato attuale, si propone di essere esplorativa ma lascia aperta la possibilità di sanzioni in caso di violazioni, che potrebbero spaziare da ammende a misure riguardanti le gare casalinghe.
Implicazioni future e la questione delle penalizzazioni
Il codice affronta anche scenari di particolare gravità, nei quali potrebbero essere contestate violazioni dell’articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva (lealtà, correttezza e probità), suggerendo l’eventualità, seppur come extrema ratio, di penalizzazioni in classifica. Tale ipotesi rimane sottintesa a situazioni in cui si constatino rapporti illeciti consolidati con la tifoseria o significative lacune nella gestione della biglietteria. Tuttavia, al di là delle considerazioni normative e delle possibili implicazioni giuridiche, il tema solleva riflessioni più ampie sulla cultura sportiva e sulla necessità di promuovere un tifo responsabile e positivo, sia dentro che fuori dallo stadio.
In conclusione, la gestione dei rapporti con i tifosi rappresenta per i club una sfida complessa, che richiede equilibri attenti e responsabilità condivise. Nel dibattito pubblico, così come nelle aule di giustizia, l’attenzione resta alta, specie in un’epoca caratterizzata da crescenti richieste di trasparenza e integrità nello sport.
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