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Milan, la protesta di Furlani ha un obiettivo ben preciso, che potrebbe non piacere ai tifosi

Milan e la protesta contro gli arbitri dopo gli episodi discussi con il Bologna: il peso delle decisioni societarie.
Il Milan ha deciso di non restare in silenzio dopo la partita contro il Bologna. Gli episodi che della gara, che per fortuna non hanno condizionato il risultato, hanno spinto l’amministratore delegato Giorgio Furlani a muoversi immediatamente. Nelle ore successive, il dirigente ha espresso la posizione del club in modo ufficiale, sottolineando la gravità delle sviste di Marcenaro e Fabbri. Un passo significativo, arrivato dopo le parole di Gabriele Gravina, presidente FIGC, che ha definito clamorosi gli errori commessi. Poco dopo è giunta anche la decisione di sospendere i due direttori di gara dalle prossime designazioni. Il Milan ha così voluto ribadire la propria posizione con fermezza, senza attendere ulteriori sviluppi, ponendo al centro la necessità di rispetto istituzionale.
La lettura critica di Franco Ordine e l’interpretazione della scelta societaria
Sul Corriere dello Sport, Franco Ordine ha analizzato le ragioni di questa mossa, attribuendole a un preciso intento. Secondo il giornalista, «Far sapere d’aver protestato ufficialmente, se può raccogliere qualche consenso presso la comunità spicciola dei tifosi, ha un solo non obiettivo politico mascherato: dimostrare che non c’è bisogno del ritorno nelle stanze di casa Milan di Adriano Galliani – come si vocifera da qualche tempo – per riconquistare il rispetto delle istituzioni». Una presa di posizione chiara, che mette in luce la volontà di Furlani di accreditarsi come figura centrale nella difesa degli interessi rossoneri.
Implicazioni future e il messaggio del club verso le istituzioni calcistiche
La scelta di protestare ufficialmente non riguarda soltanto la singola partita. Il club intende trasmettere un segnale forte alla classe arbitrale e alla Federazione, con l’obiettivo di ridurre episodi contestati nelle prossime gare e riaffermare il proprio peso politico nel calcio italiano.

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