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Addio al Ragno Nero. Fabio Cudicini lascia un’ eredità epica al mondo Milan e al calcio italiano

Ieri in serata la notizia della scomparsa di Fabio Cudicini all’etá di 89 anni. Da sempre inserito tra i migliori portieri della storia del Milan fu l’uomo delle epiche sfide internazionali. Da Leeds all’incredibile sfida all’Estudiantes. Un omaggio.
Fabio Cudicini, il leggendario “Ragno Nero” del Milan, si è spento ieri a Milano all’età di 89 anni. Portiere triestino dall’altezza imponente (1,91 m), Cudicini è diventato una figura iconica nel calcio grazie alla sua eleganza e alla sua incredibile abilità tra i pali.
Dopo una carriera che lo aveva visto giocare con Udinese, Roma e Brescia, fu chiamato a vestire la maglia rossonera da Nereo Rocco a 32 anni, in quella che sembrava essere la fine della sua carriera ma che in realtà fú una vera e propria seconda giovinezza. Cudicini infatti conquistò numerosi trofei con il Milan, tra cui lo scudetto, la Coppa dei Campioni ed un epica l’Intercontinentale.
La sera in cui nacque la leggenda
La sua leggenda prese vita nel 1969, durante la semifinale di Coppa dei Campioni contro il Manchester United in trasferta. Nonostante il clima ostile e gli oggetti lanciati dai tifosi avversari, Cudicini mantenne la calma e parò tutto il parabile, diventando il protagonista indiscusso di quella notte a Old Trafford ed inchiodando uno 0-0 che, grazie al 2-0 dell’andata a San Siro (reti di Sormani ed Hamrin) diede la finale al Milan. La sua prestazione impressionò tanto l’allenatore avversario, Sir Matt Busby, che lo stesso Busby paragonò il portiere a un ragno vestito di nero, scomodando un paragone con Lev Yashin, leggendario portiere sovietico dell’epoca. Il Milan, grazie alle sue parate, vinse quella partita e, poco dopo, conquistò la Coppa dei Campioni battendo 4-1 l’Ajax di un giovane Johann Cruyff con tripletta di Pierino Prati.
Rocco e i “vecchietti terribili”
Con il Milan, Fabio Cudicini visse anni d’oro, giocando al fianco di campioni come Gianni Rivera e sotto la guida di Nereo Rocco. Il tecnico rossonero, pur affettuoso, non gli risparmiava allenamenti durissimi, trattandolo come uno dei tanti in una squadra di “vecchietti terribili” che alla fine vinse tutto tra cui lo scudetto del ’68 e l’Intercontinentale dell’anno successiva nella a dir poco epica e durissima partita giocata in Argentina contro l’ Estudiantes. Rocco, che lo chiamava spesso con il soprannome “Longo” a causa della sua altezza, lo considerava un pilastro del suo Milan, che appunto nel 1969 lascio il suo nome nella storia internazionale e mondiale impresso a caratteri dorati.

Un eredità che resterà
Dopo ben 127 match col Milan ed il ritiro nel 1973, Fabio Cudicini continuò a lavorare nel settore dei rivestimenti tessili, dove con i suoi figli fondò un’impresa di successo. La sua leggenda rimane salda nel cuore dei tifosi milanisti, che lo ricordano come uno dei più grandi portieri della storia rossonera. Nonostante il passare degli anni, quel “Ragno Nero”, soprannome dall’aura epica e carica di gloria, continua e continuerà a vivere nella memoria collettiva come simbolo di classe, coraggio e trionfi di un uomo ed un atleta che ha inscindibilmente legato il suo nome a quello del Milan e dei suoi milioni di tifosi.
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