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Milan, Pastore: “Chi comanda e chi ha scelto Fonseca?”

Giuseppe Pastore ha criticato senza mezzi termini la politica societaria del Milan, puntando il dito alla sua organizzazione interna, e non solo.
La vittoria contro il Venezia ha senza dubbio alleggerito le pesanti critiche sul Milan e su Fonseca, offrendo una tonificante boccata d’aria fresca a tutto l’ambiente. Ciò che più conta ha offerto la possibilità alla squadra di affrontare con lo spirito migliore il doppio e proibitivo impegno, nel giro di pochi giorni, contro Liverpool e Inter. Da queste partite e dal loro esito è evidente che passerà molto del destino di Fonseca sulla panchina del Milan, la quale già prima della vittoria contro il Venezia appariva non propriamente salda. Giuseppe Pastore, intervenuto a Fontana di Trevi sul canale Youtube di Cronache di Spogliatoio, ha espresso considerazioni decisamente forti sul Milan e in particolare sul futuro di Fonseca.
La figura di Zlatan Ibrahimovic
“Su Ibra sono state dette tante cose. Se la sua assenza era dovuta a un viaggio di lavoro, non mi sento di condannarlo. È vero che non era presente all’Olimpico contro la Lazio, ma c’erano dirigenti altrettanto importanti come Furlani o Moncada. Personalmente, dopo oltre un anno ancora non sono riuscito a stabile una gerarchia societaria chiara. Chi ha scelto l’allenatore? Il direttore sportivo o Ibra? Perché Ibra non è un dirigente del Milan, ma era lui ad accompagnare Fonseca e i nuovi acquisti, durante le conferenze stampa di presentazione”.

La comunicazione del Milan
“C’è un tema legato alle strategie comunicative scelte dalle proprietà americane. I casi di Milan e Roma sono emblematici. In Italia è rischioso non parlare e lasciare dei “vuoti”, perché nulla viene lasciato al caso. Sembra che le proprietà americane, ancora non abbiano piena contezza della complessità del discorso calcistico italiano. A maggior ragione in momenti difficili, quando non vinci, lasciare un eccessivo margine di chiarezza su un determinato argomento può essere rischioso, da un punto di vista comunicativo. È proprio nei momenti negativi che la società deve intervenire e far sentire il suo peso, perché poi, anche una piccola vittoria con il
Venezia, aiuta a nascondere la polvere sotto il tappeto”.
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