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Ibrahimovic: “Fonseca nuovo allenatore! Theo, Leao e Maignan restano. Obiettivi per la prossima stagione”
La prima conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic da Senior Advisor del Milan. Presenti per l’occasione anche Furlani, Moncada, D’Ottavio.
Zlatan Ibrahimovic, dal centro sportivo di Milanello, è intervenuto in conferenza stampa, la prima da quando è stato nominato Senior Advisor del Milan. Presenti per l’occasione anche l’amministratore delegato Giorgio Furlani, il direttore dell’area tecnica Geoffrey Moncada e il direttore sportivo Antonio D’Ottavio. La stagione 2024-2025 del Milan, che vedrà i rossoneri tagliare il traguardo dei 125 anni di esistenza, può ora avere inizio.
Al Milan per vincere
Sull’inizio della sua terza vita al Milan, nel ruolo di Senior Advisor rossonero.
Cosa vuoi portare?: “Posso iniziare a dire che diopo sei mesi mi sono già arrivati i capelli grigi. Dopo il mio ritiro, dopo 20-25 anni, hai una nuova libertà nella vita, di fare le cose. Poi ho due figli per i quali sono stato fuori dalla famiglia per tanto, perché nel calcio c’è questo sacrificio: alberghi, partite, viaggi. Ho avuto questo momento di stare più vicino. Nella mia testa è importatne essere attivo. Poi mi è arrivata la chiamata di Giorgio Furlani, il nostro uomo del Milan, che mi ha detto di venire a Milanello a fare un saluto (prima del Newcastle, ndr). Non sapevo niente ed era stato fatto tutto con l’amicizia. Poi ho avuto il mio primo incontro con Gerry Cardinale e abbiamo parlato qualche ora solo io e lui. Lui mi ha chiesto della mia vita e del mio futuro: mi ha fatto una proposta di tornare al Milan ma di essere Operating Partner in RedBird. Poi ho detto a Gerry: se devo entrare il Milan dev’esserre unu progetto vincente. Chi mi conosce personalmente sa che io non accetto perdere, voglio vincere, devo vincere e vincerò. Gerry ha risposto: benvenuto. Siamo sulla stessa pagina e con ambizione. Da lì siamo partiti e dopo sei mesi ho già i capelli grigi…”
Il ruolo di Ibrahimovic e il rapporto con Cardinale
Cosa ti ha colpito di più di Cardinale?
“Con Gerry abbiamo parlato tanto prima di iniziare questa avventura, questa terza vita. Ho conosciuto la persona e parliamo la stessa lingua, abbiamo gli stessi pensieri. Gerry è un vincente: con il Milan vuole arrivare, fare nel suo modo e con ambizione per creare un progetto vincente non solo per il presente ma a lungo termine. Gli ho detto che sono l’uomo perfetto, con intelligenza ovvio. Sono qui da sei mesi ma è come lavorano da due anni… Però sempre con grande ambizione”
Qual è il tuo ruolo all’interno del Milan?
“Il mio ruolo è semplice. Capisco che tanti chiedono. Sono Operating Partner di RedBird e la mia responsabilità è il Milan, lavoro molto vicino a Gerry Cardinale e faccio operazioni con Moncada e Furlani. Sono sempre tra Casa Milan, Milanello e Vismara: ma non è un one man show, ognuno ha il suo ruolo e ognuno è importante con la sua responsabilità. Come la squadra lavora in campo, ce ne è un’altra sopra che lavora. Semplice no?”
Il Milan secondo Ibrahimovic
Qual è il prossimo step per il Milan?
“Il prossimo step è rinforzare la squadra, farla diventare ancora più forte per essere competitivi per gli obiettivi che abbiamo che sono i trofei, non solo in Italia ma anche in Europa. C’è stato un periodo tra 2011 e 2023 in cui il Milan in Europa non era il Milan. Le ambizioni e gli obiettivi sono non solo per il presente ma anche per il futuro. Ogni anno si gioca per i trofei: il Milan non vince, il Milan fa la storia. Questa è la differenza tra noi e altri. Chi entra in Milan deve avere la stessa ambizione di vincere e fare la storia, e chi dentro al Milan non ha queste ambizioni non avrà spazio. Poi nessuno ha detto che noi siamo soddisfatti: siamo arrivati secondi e in Europa League non abbiamo fatto bene. Però dopo un campionato si valuta cosa è funzionato e cosa no, dove possiamo migliorare. Ma qua non c’è limite, vogliamo essere più forti”.
Cosa ti rende ottimista per il futuro? “Sono molto ottimista e positivo. Abbiamo un gruppo con dirigenti che sono giovani e hanno fame, vogliono fare la differenza. Abbiamo la nostra strategia che stiamo seguendo. Non è che perdi una partita, vai in panico e cambi tutto. Siamo moto fiduciosi di quello che facciamo, è tutto sotto controllo. Il futuro è positivo. Ognuno fa questo lavoro per il Milan, non ci sono obiettivi personali. Non voglio stare qua a dire promesse che non posso mantenere: lo vogliamo dimostrare e si lavora, anche se c’è un po’ silenzio non significa che non si lavora. Non siamo un podcast o talk show, quando c’è voglia di comunicare si comunica”.
Da dirigente qual è la tua strada per tornare a vincere?
“Abbiamo messo una strategia e un piano, idee che abbiamo. I piccoli dettagli fanno la differenza: più facile andare indietro che avanti. Siamo come una Formula Uno: se giri veloce c’è il rischio che vai fuori pista. Invece deve essere controllato e sempre rimanere là. Non è facile stare al top sempre. Siamo smart e facciamo cose con intelligenza”
Fonseca nuovo allenatore del Milan
“Prima di iniziare, voglio dire grazie a Stefano Pioli per quello che ha fatto per il Milan da parte della proprietà, della società e da me personalmente, lo avuto come allenatore: rimane nella storia del Milan, merita tutti i complimenti che ha avuto. Il nuovo allenatore del Milan sarà Paulo Fonseca. Abbiamo studiato bene, abbiamo messo dei criteri su cosa cerchiamo e cosa vogliamo: con tanti pensieri abbiamo scelto Fonseca per portare la sua identità di quei giocatori che abbiamo, per come vogliamo che gioca la squadra con un gioco dominante e offensivo. Volevamo portare qualcosa di nuovo ai giocatori: abbiamo studiato come allena, come gioca, come prepara le partite. Portare qualcosa di nuovo anche a San Siro, dopo cinque anni. Con questi giocatori che abbiamo è quello che si sposa il più possibile. Fonseca è l’uomo giusto, siamo molto fiduciosi e ci crediamo tanto”.
Quali frasi vi ha detto Fonseca per convincervi?
“Prima si è studiato che tipo di allenatore, che approccio ha nel suo gioco. Quando è uscito Fonseca lo vuoi conoscere: quando abbiamo parlato faccia a faccia, lo vedi e hai un primo feeling, fai le prime richieste. Quello che ci ha convinto è che è molto ambizioso, tanta voglia di lavorare e fare bene. Il Milan ha un allenatore, non è un manager”
Capitolo mercato e seconda stella
A che punto siete sulla trattativa Zirkzee e se ti somiglia?
“Se parliamo di squadra, un anno fa i miei colleghi hanno fatto un grande lavoro e un grande mercato in poco tempo. Oggi ci sono le basi della squadra. Questo mercato sarà più sui dettagli, cosa manca per migliorare la squadra. Uno di questi è il numero 9 dopo il grande lavoro di Olivier. C’è Jovic ma c’è spazio per un altro. Zirkzee è un giocatore forte, non è un segreto, ha potenzialità e ha fatto una grande stagione. Poi tra le voci che girano e la realtà ci sono due grandi differenze. Non mi piace paragonare i giocatori: gioca molto bene, arriva dalla scuola olandese dove sono cresciuto io. Poi se è un altro Ibra o no non voglio dirlo”.
Come può tornare vincente il Milan? L’obiettivo minimo è la seconda stella?
“Con Cardinale parliamo la stessa lingua, le stesse ambizioni. Non entravo qua se non vedevo questa ambizione e un progetto vincente. Alla squadra serve sempre rosa che fa concorrenza. Quando abbiamo vinto l’ultimo scudetto non eravamo neanche top 4 in campionato, se sei favorito non significa che vincerai. La mia mentalità non è essere in top 4. Ovvio che l’obiettivo è vincere, ogni cosa che facciamo è per puntare a vincere trofei, creare una squadra competitiva. Quello che stiamo facendo è per arrivare agli obiettivi prefissati ma sempre con il modo e la strategia che abbiamo pensato. Vogliamo fare le cose con intelligenza, non siamo qua per far vedere i muscoli e che possiamo spendere più di tutti: la realtà non è così”.
Su che ruoli interverrà il Milan sul mercato?
“L’attaccante non è un segreto che lo stiamo cercando. Il mercato è tutti i giorni. Abbiamo un sistema di scouting che porta report da tutto il mondo, ogni giorno, di giocatori. Poi ci sono mille chiamate tutti i giorni in cui offrono giocatori. Poi ci sono situazioni in cui le persone chiamano i giornalisti per spingere i loro clienti e creare una trattativa o chiuderla. Da questo, per concludere un giocatore è un processo: se va bene, se il profilo è giusto, che per noi è importante, si prende un giocatore che va bene per la squadra”.
Sulla ricerca dell’attaccante:
“Bianco o nero, non c’è grigio. Non facciamo beneficenza. C’è una lista di attaccanti che studiamo e cerchiamo. Un club come il Milan non punta uno: ci sono opzioni e poi si deve capire cosa è meglio per il club, squadra, Fonseca. Poi voglio vederlo faccia a faccia l’attaccante: a San Siro ci sono 80mila che ti fischia o no. Ci sono tanti fattori che entrano in gioco”
Su Julen Lopetegui:
“Sui giornali ogni giorno c’era un allenatore diverso: Ibra voleva uno, Moncada un altro, Furlani un altro, Cardinale un quarto, i tifosi un quinto… C’è una voce che gira e una realtà. Abbiamo discusso su alcuni nomi che abbiamo messo sul tavolo e abbiamo parlato su cosa era meglio per la squadra. E alla fine era meglio Fonseca”
Su cosa si sono detti con Fonseca:
“Quando abbiamo deciso di lasciare Pioli, subito abbiamo iniziato a pensare al prossimo anno. Però volevamo fare un bel finale per Pioli che lo meritava. Abbiamo parlato con Paulo Fonseca, penso di sì sennò sarebbe molto strano. Parliamo tutti i giorni e condividiamo idee e strategie. La strategia è di migliorare la squadra come collettivo e individualmente che è una sua forza. Poi abbiamo un progetto di under 23 che sarà molto importante per noi: vogliamo collegare l’under 23 con la prima squadra. In questo senso il ruolo di Fonseca è molto importante: è un allenatore che dà la possibilità al giovane, gli dà responsabilità. Poi ognuno dovrà prendere la sua chance. Non è solo l’allenatore, c’entra anche la squadra. Se hai un genio come allenatore e una squadra meno forte, il miracolo non succede sempre. Il Milan deve avere squadra competitiva e la nostra responsabilità è mettere il mister nelle migliori condizioni possibili”.
Arriveranno anche giocatori di esperienza?
“Questo è molto importante ed è il motivo per cui abbiamo scelto Fonseca. Squadra sarà molto più giovane e Fonseca ha esperienza. Quando perdi giocatori come Giroud e Kjaer, la squadra scende tanto e sarà molto molto giovane: importante avere un allenatore che porta fuori il meglio possibile da questi giovani. Quando uno è in prima squadra hai la responsabilità di portare risultati: non fa differenza se sei giovane o no. Ma è vero che perdiamo due leader come Simon e Olivier”
Capitolo Conte e scudetto dell’Inter
Su Antonio Conte:
“Non ne abbiamo discusso perché il criterio che abbiamo tenuto, con tutto il rispetto a lui, non era quello che cercavamo”
Quanto hai sofferto per lo scudetto dell’Inter? C’è senso di rivalsa?
“Soffrire non lo so, non soffro mai. Mi carico e mi dà più fame di fare meglio. Non guardo altre squadre, un perdente lo fa: il Milan guarda se stesso. Ti dico la verità non mi tocca, la parola soffrire mi sembra per un perdente non per un competitivo. Qua parli con un vincente, mi dà fame e benzina per fare di più”.
Theo, Leao e Maignan?
Giocatori come Maignan e Theo resteranno?
“Sisì restano. Maignan, Theo e anche Leao restano. Sono giocatori tra i più forti nel loro ruolo e hanno contratto con noi. Sono felici, non abbiamo bisogno di vendere. Grazie al lavoro degli ultimi due anni abbiamo la possibilità di portare giocatori forti e migliorare. La squadra che ha vinto lo scudetto non era favorita e non era così competitiva come oggi. Oggi è il secondo anno dove abbiamo messi la base: è più per i dettagli”.
Le richieste economiche di Maignan e Theo sono compatibili per un rinnovo a breve termine?
“Nella situazione di Mike e Theo tutto è possibile. Poi sulle richieste loro non lo so, forse sai più di me. Si guarda la situazione e si valuta. Poi tutto è possibile. Da quando è entrato RedBird i risultati sono positivi e ci dà la possibilità di allargarci di più e di fare di più economicamente. C’è il mercato che si può fare, l’under 23, la Primavera, i lavori qua a Milanello. Tutto questo ti da la possibilità di fare tutte queste cose. Poi se uno mi viene a dire che non vuole più stare qua è un problema: chi non ha ambizione non deve essere qua. Però Mike e Theo sono molto contenti, hanno fatto la storia e devono continuare a farla”.
Messaggio ai tifosi
Perché non ha parlato fino a oggi? “Prima di tutto per parlare devi avere qualcosa da dire. Non è un podcast in cui si parla e si fanno promesse che non si possono mantenere. Si comunica quando c’è qualcosa da dire o ufficiale. So che in Italia questo parlare davanti a una telecamera è importante. Ma non è il mio modo di lavorare: quando c’è qualcosa da dire si comunica e poi si lavora. Quando sono entrato a dicembre abbiamo deciso di non entrare nelle comunicazioni, perchè volevo studiare e osservare. Non è che era il mio show, quando sono entrato: non funziona così”.
Sui tifosi: “Non siamo soddisfatti come non lo sono i tifosi: mi sembra esagerato nelle ultime settimane. L’anno prima dello scudetto era a porte chiuse e quando abbiamo aperto le porte ai tifosi abbiamo vinto subito, sono molto importanti per la squadra, danno una forza extra nei momenti belli e meno belli. Anche noi non siamo soddisfatti”
Come si spiega a una proprietà americana che perdere sei derby consecutivi è pesante? “Quando parliamo di americani, dopo un po’ si prende esperienza: capisci l’effetto quando vinci o perdi, ma anche fuori dal campo. So come lavorano, sono stato due anni a Los Angeles, è un altro mondo. Per questo hanno persone che sanno cos’è il calcio italiano che gestiscono le cose. Per questo c’è un mix tra americani e noi che siamo qui a Milano”
Sulle modalità di lavoro con gli altri dirigenti in sede di mercato: “Tutto quello che va in positivo si reinveste in prima squadra, perché vogliamo migliorarla il più possibile. Il cuore di tutto quello che entra è destinato alla prima squadra. L’obiettivo principale è la prima squadra. Lavoriamo in collaborazione. Alla fine prendo io le decisioni e loro mi seguono (aggiunge scherzando, ndr)”
Cosa ti senti di dire ai tifosi sulla scelta dell’allenatore? Un tecnico top? “Per noi Fonseca è il tecnico top, sennò non era un allenatore da Milan. Ai tifosi posso dire che arriva qualcosa di nuovo, un calcio diverso rispetto a prima: dominante, offensivo, con equilibrio per la difesa. Sarà un’altra energia, sarà un’altra faccia in panchina: uno era pelato e l’altro ha più capelli ma sempre con eleganza (ride, ndr)”.
Alcuni tifosi scettici: che messaggio per loro? “The future is bright, il futuro è luminoso. Finchè sono qua. Faccio tutto per vincere”.
Capitolo Camarda
Camarda ha chiesto la benedizione a van Basten. Come lo stai seguendo? Cosa vuol dire averlo? Cosa vuol dire tenerlo? “Camarda è più talentuoso di me a questa età. Camarda è molto importante, è il futuro del Milan ma non ha ancora tutte le responsabilità su di lui. La nostra responsabilità è farlo crescere e proteggerlo. Ha tanta fame e voglia di migliorare ma bisogna fare passo dopo passo. Siamo felici, può essere come tanti ex giocatori del Milan che arriva in prima squadra dopo tutta la trafila. Per me un club come il Milan deve avere un settore giovanile forte e creare sempre profili di giocatori che arrivano in prima squadra: qualcosa deve uscire e per me esce troppo poco. Per questo c’è il progetto dell’under 23: dalla Primavera c’è la prima squadra, il gap è troppo grande. Camarda ha ancora il fisico da ragazzo, per questo l’under 23 è molto importante per noi e vogliamo preparare i giocatori nel gioco adulto.”
Di seguito la conferenza stampa completa di Zlatan Ibrahimovic:
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